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 Energia, femminile, sensibilità , sensualità .Â
Temi talvolta poco conosciuti e discussi o affrontati da un punto di vista sociale, storico, politico; ma nella vita quotidiana come si manifestano?
In occasione della Festa della Donna, celebriamo il femminile a nostro modo condividendo alcuni brevi punti di vista, perchè l’esperienza e la visione di una possano essere ricchezza di tutti e, perché no, spunto di riflessione e di dialogo.Â
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Essere femminaÂ
Questo concetto ha assunto significato piuttosto tardi nella mia vita, perché prima ho dovuto spogliarmi di tante cose: bisogni, eredità , aspettative, vergogne… Tutte cose che mi sono rimaste addosso per un lungo doloroso periodo della vita, quello in cui ero più giovane, bella e vitale, prima di riuscire a vederle.
Non ho potuto quindi entrare in contatto con la meraviglia dell'essere donna, sorella, amica e femmina di un uomo, se non tardi: troppo tardi per essere madre. Poi ho compreso la forza delle donne, che quando sono libere si muovono come negli scacchi la regina. Vanno dove vogliono, seguono linee invisibili ai più.
Ricordo a me stessa la schiavitù dei tempi passati e ogni giorno, non solo uno, che apro gli occhi su questo mondo, la scambio con la pazienza, la dolcezza, la volontà di non avere paura di incontrare la voglia di provare ancora amore.
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DG
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Negli ultimi anni, ho maturato qualcosa dentro di me capace di guardare in modo neutrale ciò che accadeva nel mio intimo in risposta alle circostanze esteriori.
Così ho notato che, mentre esteriormente rispettavo pienamente i tempi imposti dalla società , dalla famiglia, dal lavoro, interiormente mi sentivo fuori tempo.
Per una donna è facile accorgersi che i tempi serrati che ci vengono imposti ogni giorno sono molto lontani dai ritmi naturali. Ad esempio il ciclo mestruale, ci conduce a fare esperienza, ogni 4 settimane, di una particolare ciclicità , analoga alle 4 stagioni dell'anno. Ma, se da una parte dovrebbe essere più semplice sentire e seguire tempi più naturali, nella realtà di tutti i giorni non è così. Quando diventiamo madri, abbiamo bisogno di ascoltare il nostro corpo, prenderci tempo per riposare fisicamente e psicologicamente, e per conoscere questo nuovo essere umano che abbiamo contribuito a generare; mentre invece siamo subito proiettate verso la forma e il ritorno alla produttività .
Ciò che sento e che in tutte le fasi della vita finiamo per negare il ritmo naturale che si svela con l'ascolto e la conoscenza di quello che siamo.
La necessità di conoscersi non è certamente solo femminile, ma come femmine- donne siamo avvantaggiate sia da una naturale sensibilità , che dai tanti cicli che agiscono su di noi :
 osservare ed esplorare questi aspetti è un viaggio meraviglioso, verso uno sviluppo interiore di serenità e benessere.
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MR
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Perché, e su che cosa è significativo porre uno sguardo.
Mi preme, più che altro, l’idea dell’energia femminile: quell’attitudine propriamente nostra di accogliere l’altro, il cambiamento, la vita, anche assecondando i tempi che ci impone il nostro corpo. Attitudine questa che non si esaurisce attraverso la maternità e, tanto meno, con l’essere donna.
In diverse situazioni può essere utile, all’essere umano, uomo o donna, mettere in campo un’energia più femminile, per favorire gli sviluppi di cui sopra e, per contro, in altre può essere più utile farsi guidare da un’energia più attiva e penetrante. Ogni situazione può richiedere l’utilizzo più dell’una o dell’altra. Ma quanto frequentemente viene schiacciata, in questa società che corre, l’energia femminile? Stona, la Festa della Donna.
Mi piace di più pensare, invece, che sia utile favorire l’ascolto dell’energia femminile... in tutti.
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CB
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La mia esperienza di donna è stata molto spesso imperniata sulla cura dell’altro
Porto questo fardello, non sulle spalle ma, in ogni cellula del mio corpo.
Conosco la vibrazione del dolore e, quando la sento, la mia energia femminile si dispone per sanare l’altro.
L’uomo è differente: spesso non conosce questo affanno, non ne ha sensibilità , è quindi inutile arrabbiarsi e male-dire.
Ho imparato che non posso dare responsabilità a chi non sa, chi non vede .
Posso invece sostenere, insegnare tutto quello che so: un sapere antico, senza merito, se non quello di ascoltarmi e essere fedele a me stessa .
Nell’ambito della cura, molti non si accorgono del grande impegno, nelle piccole/ grandi soluzioni che apportano le donne, degli sgravi ai quali in molti beneficiano  per la qualità e la gratuita dei loro gesti... In attesa che l’uomo possa manifestare la sinergia indispensabile alla crescita della coppia e della società , anch’io non mi sento di festeggiare ...
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Dopo una vita intera da femmina, donna e madre, l’esperienza che ne ho tratto mi ha mostrato chiaramente che il fenomeno della riproduzione, quando si manifesta, entra in contatto con la sessualità soltanto in qualche magico istante in tutta la vita, mentre l’attività sessuale è necessaria, per l’essere umano, continuativamente nel corso di quasi tutta la sua esistenza.
Evidentemente la sessualità : il gusto individuale e l’attività sessuale che ne deriva, sono necessari alla salute individuale aldilà della riproduzione e questa deve essere praticata senza senso di colpa, senza violenza. ma naturalmente nel modo che ciascuno riconosce proprio. E’ quindi possibile riconoscere il maschio e la femmina come i due estremi di una linea con infinite gradazioni intermedie, tutte naturalmente possibili e quindi tutte parte dell’esistenza nonostante la morale o il precetto religioso.
Da questo punto di osservazione la festa della femmina donna non ha poi molto significato, a maggior ragione perchè non le si riconosce il grande impegno sociale che comporta la maternità e tutto quello che ne consegue. “Femmine un giorno e poi madri per sempre ... “ cantava il poeta Fabrizio.
Al contrario, la nostra società , la morale e la religione, considerano la sessualità come qualcosa di sporco, da evitare perlomeno in apparenza, ma su cui il business è possibile ed anzi un piatto ricco.
Questo negazionismo, questa produzione millenaria di sensi di colpa ha generato una società sofferente e perversa, dove il prezzo più alto è, da tempo immemore, pagato dalla donna in prima persona, ma anche da tutte le gradazioni successive di sessualità ad esclusione soltanto del vero maschio, o perlomeno di chi si ritiene tale. E su questa “ logica “ anche il linguaggio ha la sua parte.
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LS.
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Altra questione è il linguaggio.
 Come mi dico le cose, cosa pretendo da me. Come gli altri pensano di potersi rapportare a me e come io, in quanto donna, gli permetto di farlo.
Ormai, o finalmente, si è capito che certi termini, certe espressioni non si devono usare. In quel “devono” si legge il limite: non dovrebbe essere un divieto, dovrebbe essere una comprensione. Ma la domanda che pongo è un'altra: sarà capitato a molte di sentirsi parlare in un modo che mette a disagio, pur non capendone il motivo. Le parole usate sono adeguate al contesto, allora cosa c'è che stona, che mi fa sentire schiacciata? L'intenzione. L'intenzione di voler ridimensionare, di metterti al tuo posto, di screditarti, di minimizzare, o anche semplicemente immagini, espressioni usate con superficialità , perché “si è sempre detto così, scherzato in questo modo”. Ma allora, la vera domanda è: perché lo permetti? Qualcosa dentro di te ti suggerisce di andartene, di spostarti, di subire; o al contrario ti suggerisce di schiacciarlo. Rimbalzando tra due estremi, subire o prevaricare, non c'è pace, equilibrio.
Un commento arriva e mi fa reagire, non importa come, mi scalfisce sempre, non mi lascia indifferente, come se dentro di me qualcosa dubitasse, credesse anche in minima parte di meritarselo. Allora mi domando: prima di giudicare come l’altro si relaziona con me, io come mi parlo? Quanto mi ascolto profondamente? Cosa penso di meritarmi? Chi parla dentro di me?
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CL
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                                     non lasciare che il Tempo ti sfugga