Da diverso tempo desideravo fare un viaggio da sola. Infatti nel programmare, prenotare e partire in completa solitudine intravedevo al possibilità, l’occasione per mettermi alla prova, per fare qualcosa di diverso ed essere diversa.
Dopo una breve ricerca ho scelto e prenotato un luogo che mi consentisse sia di fare delle passeggiate nella natura che visitare siti di interesse storico e artistico, un luogo però dove non ero ancora stata.
Nei giorni precedenti la partenza, sentivo con chiarezza dentro di me opinioni diverse scontrarsi generando un continuo alternarsi di euforia e paura, aspettative e voglia di rinunciare. Sentivo voci che mi mettevano dinnanzi alla mie “responsabilità”, che mi facevano notare cosa potevano pensare le altre persone….E questo continuo alternarsi, come l’oscillazione di un pendolo fuori controllo, tra opposte emozioni alla lunga è diventato anche un malessere fisico ben definito: mal di stomaco, un pochino di febbre.
Giunto il giorno della partenza non mi risolvevo a preparare la borsa con lo stretto indispensabile per 2 giorni fuori casa. Ho guardato un film alla tv, giocato col cane; quando alla fine ho aperto la valigia sul letto per riempirla non trovavo la spazzola o il dentifricio una agitazione immotivata rendeva i miei gesti frettolosi ed imprecisi. Sempre sentivo un vago malessere fisico che aleggiava su di me come una nube scura.
Mi sono detta che non andavo certo in guerra!! Così mi sono decisa e sono partita.
Mano a mano che mi allontanavo da casa e mi avvicinavo alla mia meta le tensioni, le ansie ed il malessere fisico si allentavano. La radio cantava e attorno a me il paesaggio cambiava colorandosi di macchie gialle e rosse nei campi sconfinati attorno all’autostrada.
Mi sentivo più leggera e sorridevo guidando alla “vecchia maniera” cioè munita solo di cartina e indicazioni sui cartelli stradali.
Ho sbagliato uscita dell’autostrada ma non mi sono persa, anzi in realtà non mi sono neanche sentita smarrita: ho stabilito la direzione e ho lasciato che il mio istinto mi guidasse tra le tante rotonde che ho incontrato mentre mi guardavo attorno assaporando un paesaggio nuovo e variegato di colori, profumi e rumori per me insoliti.
C’era qualcosa di molto piacevole e rilassante nel viaggiare senza riferimenti mi sentivo nuova come mi appariva nuova ogni cosa attorno a me.
Un viale fiancheggiato da campi coltivati e chiuso da un cancello in ferro conduceva alla mia destinazione, ero scesa dall’auto un po’ tesa e dopo essermi presentata alla voce al citofono avevo proseguito fiancheggiando alcuni bassi edifici adibiti a stalle e ricovero attrezzi fino ad un parcheggio sterrato proprio accanto ai pascoli dei cavalli.
Il sole splendeva alto nel cielo del primo pomeriggio primaverile, la campagna attorno era verde e brillante e brulicava di vita.
Mi venne incontro l’albergatore, un ragazzo della mia età alto e sorridente, ci scambiammo le presentazioni e mi sentii in dovere di esprimere il mio sincero apprezzamento per la bellezza del luogo, poi prese la mia borsa da viaggio e mi condusse attraverso il cortile all’accettazione.
Gli edifici erano in sasso grigio chiaro, una fontana gorgheggiava sotto un porticato di rose che appena si schiudevano emanando un delicato profumo.
All’interno della casa l’aria era fresca e profumata di una torta che cuoceva nel forno per la colazione del giorno dopo.
Mi sentivo un po’ nervosa perché mi ero ripromessa di essere diversa ma sentivo dentro di me affacciarsi i soliti schemi: il bisogno di raccontare di me certamente più di quanto fosse necessario, la tendenza a rendermi simpatica e socievole anche se per farlo avrei rischiato di fare la figura della ragazzina immatura.
E infatti alla domanda del perché della mia visita non riuscii a evitare di dire che ero lì per “staccare un po’ dalla solita vita e prendermi un po’ di tempo per me”.
Mi ero pentita di quelle parole proprio mentre, incontrollate, uscivano dalla mia bocca. Non perché ci fosse alcunché di male ma perché non erano necessarie.
La mia camera era a piano terra di quello che un tempo era il fienile, fresca e pulita era arredata in modo semplice e grazioso con tocchi azzurri qua e là: mi piacque subito.
Una volta sistemate le mie cose decisi di fare una bella passeggiata per i campi.
Una voce dentro me diceva che non era una buona idea andare a camminare in luoghi isolati da sola e nella mia mente si susseguivano immagini di cadute rovinose, arti rotti, animali che mi inseguivano, malintenzionati armati di coltelli…. Quanta violenza!!
Dopo un bel respiro uscii: non volevo cadere nei miei modi abituali.
Il gentile albergatore mi indicò un percorso su per la collina che conduceva, dopo alcuni chilometri al vicino borgo medievale,
Il primo tratto di strada sterrata era ripido e sotto il sole cocente, sentivo il mio respiro sopra ogni altro suono. Rallentando appena il passo il mio respiro diventò più regolare e piano piano mi raggiunsero tutta una serie di impressioni da quanto avevo attorno.
L’aria era calda ma appena mi spostavo passando sotto l’ombra di albero subito sentivo la diversità di temperatura e come la mia pelle quasi riprendesse fiato dopo il calore.
Molti profumi mi giungevano, sempre diversi, a mano a mano che proseguivo: l’odore dell’erba appena tagliata nei campi, del fieno che si asciugava al sole nei campi già tagliati, il profumo delle rose canine che crescevano rigogliose sulle siepi e sui tronchi degli alberi, delle acacie in fiore, odore di frutta matura (possibile a inizio primavera??? Mi chiedevo), di terra arsa e assetata….
Il rumore dei trattori nei campi, dei decespugliatori al lavoro nei giardini delle villette lungo la strada, del traffico su di una strada in lontananza che potevo vedere attraverso una leggera foschia, mi facevano compagnia e si fondevano con il canto sempre diverso di tanti uccelli che si libravano nell’aria e delle api che ronzavano tra i fiori.
I colori erano vividi o sfumati a seconda della distanza: fiori di ogni tipo, selvatici e coltivati lungo la strada, i diversi verdi delle foglie sugli alberi, le case e le colline attorno appena velate del caldo del giorno quasi estivo.
Ogni odore, rumore, colore mi distraeva dal mio osservare, mi richiamava alla mente immagini passate ma sempre cercavo di tornare in me per non perdermi nulla del mio viaggio che era sì fisico ma anche interiore.
Una grande pace era scesa nel mio cuore, leggermente accelerato dalla salita sotto il sole. Non c’erano dolori o preoccupazioni nel mio esplorare quel posto nuovo, c’ero solo io parte di tutto quello che sentivo attorno a me e stavo davvero bene.
Per diverse ore camminai ed esplorai forzando un poco ogni volta che una fantasia cercava di rapirmi a quel luogo, ogni volta che mi scoprivo a fare le cose che sono solita fare anche a casa (cercare la strada più breve, tornare per un percorso già noto, scappare davanti al rumore insolito di centinai di rane che cantavano in una palude nascosta dal fogliame).
La mia presenza in quel luogo era reale come le cose che percepivo attorno a me, i grilli smettevano per un istante di cantare al mio passaggio,le rane, pur non potendo vedermi si fecero tutte e cento silenziose quando il mio odore le raggiunse e attesero che fossi passata oltre per riprendere a gracidare la loro canzone.
Tornata in albergo ero stanca ma felice e rilassata, sentivo il calore che si sprigionava dai miei muscoli dopo quel inusuale sforzo fisico e la tensione dell’attività fisica mi faceva sentire come se tutto il mio corpo pulsasse assieme al mio cuore.
Dopo una doccia rigenerante ero pronta per la cena ma….contrariamente alle mie aspettative il ristorante dell’albergo era chiuso quella sera.
Sentii dentro di me una leggera ondata di agitazione quasi di panico, abitualmente avrei raggiunto il più vicino supermercato spacciandomi per una comune casalinga per comprare le cose necessarie per un pasto freddo in camera ma mi opposi.
Ero lì con l’intento di fare cose diverse quindi non mi sarei fatta scoraggiare e sarei andata a cena fuori.
Mi vestii con cura, un velo leggero di trucco e seguendo le indicazioni dell’albergatore raggiunsi un ristorante pizzeria ad alcuni chilometri.
Era abbastanza pieno, soprattutto ragazzi delle medie che festeggiavano un compleanno, famiglie e coppie.
Appena entrata domandai se ci fosse un tavolo
“Per due?” mi domandò di rimando il cameriere
“No solo io!”
Che faccia!!!
Dovetti ripetere diverse volte che ero sola prima che si decidessero a capire che non scherzavo e a portarmi un menù.
Scelsi piatti diversi dal solito e mi disposi ad attenderli guadando la gente attorno a me.
Ovviamente molti mangiavano e parlavano coi commensali, altri giocavano con i telefoni, se in una coppia uno si alzava per andare al bagno l’altro afferrava rapidamente il telefono per “non restare solo”.
Mi veniva da sorridere perché quando gli sguardi si posavano su di me si spostavano rapidamente a disagio e vedevo che alcuni mormoravano tra loro.
Io non mi sentivo a disagio invece era come guardare uno spettacolo che veniva messo in scena solo per me.
Gustai davvero i piatti ordinati anche se non erano certo alta cucina ma erano saporiti e gustosi.
Poi mi avviai verso l’uscita.
La notte era stellata e prima di tornare in camera mi concessi di guardare le stelle nel cielo, il silenzio della sera si rispecchiava nel silenzio del mio cuore e appagata e grata per quella pace andai a dormire serena.
Quelle poche ore lontano dalla mia solita vita, lontano dalle mie abitudini, mi avevano fatta sentire come una grande avventuriera che scopre un nuovo mondo.
Al di là dei posti diversi che avevo visto nel mio viaggio, ho potuto sperimentare posti diversi anche dentro di me: un nuovo modo di vedere, annusare e sentire quanto mi sta attorno.
Tornando verso casa non potevo fare a meno di chiedermi quante cose ogni giorno, ogni minuto non percepivo rinchiuso nelle mie preoccupazioni, nelle mie abitudini, nel mio programmare la cena o le cose da fare dopo poco o nelle mie fantasie e ricordi.
Faccio tesoro di questo viaggio, di questa esperienza e cerco ogni giorno di ricordare a me stessa che non serve andare tanto lontano per vedere cose nuove, basta guardarle, viverle in modo nuovo, con una attitudine diversa.
E così provo ogni giorno a partire IN VIAGGIO.
